Siamo Alessia e Giulia, due ragazze di 21 anni, facenti parte, rispettivamente, dell’Azione Cattolica Giovani e del Centro Missionario della diocesi di Brindisi-Ostuni. Due storie di vita differenti, accomunate dalla voglia di partire per un’esperienza diversa rispetto ai soliti viaggi, decidendo di partecipare al campo di servizio di Albania, organizzato dall’Azione Cattolica e dal Centro Missionario.
Entrambe sentivamo la necessità di allontanarci un po’ da uno stile di vita che assomigliava molto ad una meccanica routine e che per molto tempo ci teneva bloccate in una quotidianità passiva, facendoci dimenticare di quanto fosse bello vivere a pieno la vita nella sua semplicità.
Tutti i timori e le perplessità che ci assalivano all’inizio sono spariti in fretta, tanto che, ad oggi, possiamo dire che partire per questa avventura, lasciare a casa tutte le nostre comodità, tutti i divertimenti estivi e utilizzare parte delle nostre vacanze per questa esperienza è stata una delle scelte più belle che abbiamo potuto fare. È stata un’esperienza unica, indimenticabile, difficile da raccontare, perché le emozioni provate non si possono spiegare con semplici parole.
Un’esperienza fatta di incontri veri, sguardi che raccontano storie, sorrisi sinceri e abbracci pieni d’amore. Fare un’esperienza come questa vuol dire partire con la voglia e la convinzione di voler dare, per poi accorgersi, alla fine, che ciò che si è ricevuto è molto più grande.
Siamo affascinati dall’accoglienza e dalla gratitudine di un popolo che, seppur diverso dal nostro, ci ha fatto sentire a casa. Uno stile di vita diverso, che ha posto dinanzi ai nostri occhi imprevisti e difficoltà, ma che abbiamo avuto la forza di superare insieme.
Siamo grati ai Rogazionisti, Padre Alessandro e Padre Tonino, che ci hanno accolto nel loro centro e che ci hanno accompagnato e guidato durante questi bellissimi giorni, mostrandoci le realtà circostanti che, se pur difficili, sono riuscite col tempo a crescere e svilupparsi.
Tutte le mattine abbiamo animato in un piccolo villaggio chiamato Zejmen confrontandoci con una lingua diversa dalla nostra e con ragazzi di diverse fasce d’età. La maggior parte dei bambini arrivavano tutti insieme, accompagnati da un collaboratore di Padre Alessandro, un ragazzo che, fin da subito, si è mostrato disponibile e sincero, diventando subito parte integrante del gruppo e grande amico.
Le relazioni forti che si sono create ci fanno pensare che l’esperienza del campo di servizio non è un’esperienza fine a sé stessa, e che gli incontri che abbiamo vissuto non rimarranno relegati al di là del mar Adriatico, e certamente Shenkoll non sarà un capitolo chiuso della nostra vita.
Tutti noi abbiamo nel cuore la voglia di ritornare, di calpestare di nuovo quella terra, di percorrere ancora quelle strade sconnesse, di ammirare quei paesaggi, di abbracciare più forte quelle persone.
È un viaggio sicuramente da rifare perché, una volta tornate a casa, ci si accorge che non si è più la stessa persona di quando si è partiti.
Buttarsi a capofitto in questo viaggio vuol dire arrivare il primo giorno e sentir parlare una lingua che sembra impossibile da pronunciare, per scoprire poi che esistono tanti altri modi per comunicare, per farsi capire e per volersi bene. Per quei giorni, infatti, il linguaggio usato è stato diverso dal solito, un linguaggio fatto di sguardi, di abbracci, di gesti. Un linguaggio pieno di amore che ci ha fatto scoprire che uno sguardo e un sorriso valgono molto più di tante parole. E la paura dell’incomprensione scompare man mano, e quei suoni che sembravano impronunciabili assomigliano sempre di più ad un simpatico scioglilingua da ripetere, imparare, riderci insieme.
Abbiamo conosciuto la realtà della casa famiglia gestita da Suor Alma e dalle sue collaboratrici, che ospitano 12 ragazze, dai 6 ai 18 anni. Siamo rimasti colpiti da queste ragazze, che portano sulle spalle il peso di un difficile passato, ma che nonostante tutto sprigionano una forza, una positività, un’energia disarmante. Insieme a loro, e insieme ad altri ragazzi ospitati dai Padri, abbiamo passato due splendide serate, a base di musica e danze popolari, divertimento e amore, proprio come una vera famiglia.
Nelle uscite pomeridiane abbiamo conosciuto le suore di clausura che Scutari, che ci hanno raccontato la loro storia, la storia dell’Albania, le torture e le difficoltà che un popolo oppresso ha vissuto per 50 anni a causa della dittatura. Siamo arrivati dunque alla conclusione, che spesso ai nostri occhi appare banale e scontata ma che non lo è affatto, che la libertà è il dono più prezioso che un uomo possa avere, un diritto fondamentale e inviolabile.
Il nostro augurio va, dunque, tutti quei giovani che iniziano pian piano a scoprire il mondo, che abbiano il coraggio di andare oltre confini, oltre le convenzioni, oltre le paure e le difficoltà. Conoscere culture altre, instaurare relazioni vere, avere il coraggio di partire.
Amore e Missione sono legate da un filo conduttore chiamato Fede. Missione è donarsi, è dare un pezzettino della tua vita gratuitamente all’altro. Tutto questo è un atto di Amore e “Non è il tuo amore in Dio che ti spinge a fare delle cose ma è il suo Amore in te che dà Vita a ciò che fai e a ciò che sei”.
Infatti abbiamo sperimentato che solo l’Amore Donato e speso per gli altri arricchisce la nostra vita. Abbiamo donato il nostro tempo prezioso per qualcuno che aveva bisogno di noi. O forse eravamo noi ad aver bisogno di loro.