La storia della presenza rogazionista in Albania inizia nel 1991, quando, con la dissoluzione del regime comunista, si sono aperte le frontiere del piccolo stato balcanico. Decine di migliaia di persone in fuga, soprattutto giovani, si riversarono allora sulle coste pugliesi. In quei mesi, insieme a tante altre istituzioni e famiglie, le case rogazioniste di Bari, Trani ed Oria si resero disponibili all’accoglienza dei giovani profughi.
Ricordiamo fra i primi ragazzi ospitati Fisnik, Erjon, Egrem e tanti altri. Ben presto i superiori vollero verificare la possibilità di prestare un aiuto direttamente in terra albanese. Si registra in questo senso una sollecitazione del Superiore Generale del tempo, P. Pietro Cifuni e un primo viaggio di P. Mario Germinario, consultore generale. La Delegazione Rogazionista Meridionale, coinvolta direttamente nell’accoglienza dei profughi, organizzò una prima visita conoscitiva. Il 1° novembre, difatti, si imbarcano da Bari sul traghetto diretto a Durazzo, P. Luigi Amato e P. Antonio Di Tuoro per una missione esplorativa: rendersi conto della situazione del paese e vedere in che modo poter dare un contributo concreto, anche attraverso una presenza rogazionista in loco. I due Padri, giunti in Albania, decidono dopo alcuni giorni di dividersi per poter assumere maggiori informazioni. P. Di Tuoro rimane a Durazzo e nella zona circostante, mentre P. Amato si reca a Tirana e nel nord. Degna di nota l’esperienza di P. Amato a Rubik (regione nord della Mirdita) dove era stato invitato per celebrare la messa nell’antica chiesa risalente al Medioevo, appena riaperta al culto. Della chiesa erano rimaste i soli muri perimetrali ed il tetto fatiscente: durante il regime lo stabile era stato riadattato a magazzino militare. P. Luigi racconta come fu impressionante lo spettacolo che gli si presentò. L’area attorno alla chiesa era stipata di gente e l’interno era ancor più affollato. Numerosi i bambini attorno all’altare con gli occhi fissi su quanto avveniva. Grande compostezza e devoto silenzio da parte di tutti. Terminata la Messa, i fedeli attorniarono il sacerdote cercando di baciargli le mani; toccare e baciare il crocifisso, i paramenti, i vasi sacri. Unanime la richiesta di un prossimo ritorno: “Non abbandonarci, padre!”. Dopo una visita a Scutari, la capitale storica dei cattolici albanesi, e a Lezha, l’11 novembre i due Padri rientrano in Italia.
A seguito delle notizie raccolte, i superiori decidono di rispondere positivamente all’appello che emergeva da quanto riportato dai confratelli. In attesa di poter individuare un gruppo di religiosi, P. Giorgio Nalin, superiore della Delegazione, accoglie la disponibilità immediata di P. Luigi Amato che desidera ritornare in Albania. Egli parte il 21 dicembre con la prospettiva di trascorrere il Natale nelle zone già visitate e prestare sul posto il ministero sacerdotale. Giunto a Durazzo, gli viene comunicato che una famiglia di Lezha era disponibile ad ospitarlo per le feste natalizie. P. Luigi accetta di buon grado ed esperimenta subito un’accoglienza calorosa da parte della gente della città. Fin dal primo giorno si susseguirono visite di fedeli della zona che per la prima volta potevano incontrare un sacerdote. Tra questi merita una particolare menzione Gjërgj Lacaj che, giovane seminarista all’avvento del regime, dovette abbandonare il sogno di diventare sacerdote. Egli accompagnava P. Luigi, facendogli anche da interprete. Fu sua la proposta di organizzare la messa per la mezzanotte di Natale nella chiesa dell’antico convento francescano di Lezha che era stato trasformato in caserma. Per la prima volta, dopo la caduta del regime, si potè così celebrare pubblicamente il Natale. Le persone presenti superarono abbondantemente il migliaio. La festa si ripetè il giorno dopo all’arrivo in città del Nunzio Apostolico in Albania, l’Arcivescovo indiano Mons. Ivan Dias.

Nei primi giorni del 1992 P. Amato continua a far visita a molti villaggi del circondario per celebrazioni di messe, amministrazione dei sacramenti e per coordinare la distribuzione degli aiuti della Caritas che iniziano a giungere dall’Italia e da altri paesi europei. Superate diverse difficoltà di comunicazione, p. Amato riesce a relazionare ai Superiori di Bari per proporre l’apertura della missione rogazionista nel territorio di Lezha. Il Superiore Provinciale, P. Nalin, decide allora di partire per l’Albania per verificare la situazione di persona. Giungerà a Durazzo il 22 gennaio assieme ai Padri Antonio Barbangelo e Domenico Dabbrescia. Nei giorni di permanenza a Lezha, durante i quali incontra le autorità locali e il Nunzio Apostolico, si rende conto della praticabilità di avviare una missione sul posto. La regione di Lezha, territorio di antica tradizione cattolica, necessita della presenza stabile di sacerdoti per il ministero nei numerosi villaggi che, in massima parte molto poveri, hanno inoltre bisogno di interventi di soccorso anche materiale. P. Luigi Amato, pertanto, continua a svolgere la sua attività nella zona alla ricerca di un posto dove potersi stabilire in maniera autonoma. Intanto nei primi mesi dell’anno i frati francescani riprendono possesso del loro antico convento e avviano nella città di Lezha l’attività pastorale interrotta forzatamente alcuni decenni prima per l’avvento del regime. P. Amato in accordo con loro concentra la sua attività nella zona a sud della città.
Individua Shënkoll dove esisteva una chiesa parrocchiale, trasformata in teatro e in casa della cultura, e alcuni locali che potevano essere riadattati. La scelta del villaggio fu condivisa anche dal Nunzio, Mons. Ivan Dias, che organizzava la presenza dei missionari nell’intero Paese. È lunedì 10 febbraio 1992 quando p. Luigi Amato celebra per la prima volta la messa nella chiesa/teatro di Shënkoll.
A Shënkoll, villaggio dove P. Amato si era stabilito, gli ambienti della parrocchia, trasformati negli anni in centro culturale e di partito, si trovavano in uno stato disastroso e, praticamente, inabitabili. Dopo la recente caduta del regime non erano, inoltre, mancati, in sfregio al partito o per appropriarsi di quanto fosse utilizzabile, atti vandalici che ne avevano accentuato la precarietà. Bisognerà attendere più di un mese per poter avviare i primi lavori di sistemazione sommaria dei locali e di ricostruzione della chiesa. Questa, trasformata in cinema/teatro, aveva subito un totale stravolgimento interno ed esterno.
La gente di Shënkoll accolse con favore l’arrivo del sacerdote italiano e si rese subito disponibile alla collaborazione prestando il proprio lavoro. Nel frattempo p. Amato proseguiva nell’attività pastorale nei vari centri del territorio e nell’opera di coordinamento della distribuzione degli aiuti umanitari, così tanto necessari ad una popolazione stremata nel corpo e nello spirito. Dopo la ristrutturazione di alcune stanze, eseguita sotto la direzione dell’architetto albanese la Sig.ra Rita Lacaj, il 18 giugno si inaugura la prima, spartana, residenza dei rogazionisti in terra albanese. Con p. Luigi c’è anche p. Nalin che condividerà i primi giorni di permanenza a Shënkoll. Il giorno dopo viene celebrata una solenne Messa presieduta dal Nunzio Apostolico, mons. Ivan Dias. Sono presenti Don Frano Llia, parroco di Milot, che di lì a qualche mese sarà eletto arcivescovo metropolita di Scutari ed il compianto p. Michele Bulmeti, dehoniano di origine arbresh che non aveva esitato a trasferirsi, pieno di entusiasmo, nella patria degli avi. La sera i due rogazionisti si ritrovano soli, al buio per la mancanza di energia elettrica: un problema che in Albania si trascina oramai da venticinque.
Qualche giorno dopo p. Nalin e p. Amato rientrano in Italia per una prima valutazione dei passi intrapresi. Si conviene di mantenere e potenziare l’attività pastorale a Shënkoll e nel territorio annesso e, su proposta di P. Amato, si pensa all’apertura di una struttura di accoglienza per ragazzi anche in prospettiva vocazionale. Nello stesso tempo ci si propone di acquistare un appezzamento di terreno nella stessa città di Lezhë in vista di realizzare in futuro un’opera educativa scolastica.
Per avviare nell’immediato il progetto dell’accoglienza di una trentina di ragazzi si sono adattati provvisoriamente alcuni locali dell’edificio esistente, ma si pensò da subito a costruire una struttura completamente nuova, secondo gli standard moderni. In considerazione del costo economico di tutta l’operazione ci si attivò per sollecitare l’aiuto dei benefattori in Italia. Ricordiamo per la storia tra le prime risposte il generoso contributo della Delegazione rogazionista dell’Italia Centro-Nord e quello raccolto in successive collette da Don Vito Raimondi di Radio Speranza di Palo del Colle di Bari. Nasce in questo periodo una feconda e generosa collaborazione con numerosi gruppi di volontari italiani che si rendono presenti o con l’invio di aiuti o con la prestazione di lavoro secondo le necessità e le competenze. Ricordiamo fra di essi i volontari di Figline Valdarno, il gruppo Caritas della Parrocchia “S. Maria dei Martiri” di Ariano Irpino con il Parroco Don Costantino Pratola, la Scuola dei Rogazionisti di Padova, la Caritas di Feltre, la Parrocchia della Sacra Famiglia di Palestrina con il parroco, don Giuseppe Marino e tanti altri. Iniziano nel contempo anche permanenze temporanee, soprattutto nei mesi estivi, di numerosi giovani rogazionisti che danno il proprio contributo soprattutto nelle diverse attività di animazione giovanile, facendo preziose esperienze missionarie. Ad essi si aggiunge l’avvio dell’organizzazione annuale di campi di lavoro e campi vocazionali di giovani italiani organizzati da comunità rogazioniste e da movimenti ecclesiali che vengono ospitate a Shënkoll. Fra queste ricordiamo quelle organizzate dall’Era, dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’Equipe Vocazionale Rogazionista di Napoli. Si deve aggiungere che l’opera rogazionista di Shënkoll, essendo stata di fatto fra le prime presenze religiose organizzate del territorio, divenne naturalmente punto di riferimento per altri gruppi che con il tempo cominciarono ad arrivare in Albania. I Padri della missione volentieri si prodigarono per venire incontro alle necessità logistiche di sacerdoti e suore che intendevano operare nell’ampia area della regione di Lezhë e oltre. Shënkoll fu così, negli anni, la base di partenza anche per varie congregazioni religiose, sia maschili che femminili, per numerosi laici e sacerdoti. Ricordiamo le consorelle Figlie del Divino Zelo, le Figlie di Nazareth, le suore Missionarie dell’Incarnazione, i Marianisti, i Vincenziani, le Serve di Maria, i Barnabiti. Fra i sacerdoti ricordiamo Don Antonio Sciarra, Don Vincenzo Finocchiaro, Don Angelo Sacchiero, Don Fabio Cassol, Don Injazio Dema.
Il primo anno di presenza a Shënkoll (1992) si chiude con la visita del Superiore Generale della Congregazione, P. Pietro Cifuni, che, rendendosi personalmente conto del promettente avvio della missione, conferma la volontà dei rogazionisti di impegnarsi in terra albanese. Accompagnato dall’Economo generale, P. Giovanni Cecca, ha incontri con il Nunzio Apostolico, Mons. Ivan Dias, e con le autorità civili della regione. Il nuovo anno 1993 segnerà tappe decisive nell’iniziale cammino della missione. Si costituisce anzitutto la comunità con l’arrivo di P. Ottavio Vitale, giovane sacerdote della comunità rogazionista di Trani (BA), che diventa il primo collaboratore di P. Luigi Amato e sarà il futuro Vescovo di Lezhë. Nel corso dell’anno, hanno inizio i lavori per la ristrutturazione della chiesa e l’ampliamento della struttura abitativa per consentire un alloggio adeguato ai ragazzi del centro di accoglienza vocazionale che cominciano a farsi numerosi (circa 40). Registriamo nel mese di gennaio la prima presenza a Shënkoll del gruppo Caritas della Parrocchia “S. Maria dei Martiri” di Ariano Irpino con il Parroco Don Costantino Pratola che avvia la propria collaborazione. Il gemellaggio con la missione avrà positivi sviluppi e si concretizzerà, in particolare, con la costruzione dell’ambulatorio medico che sarà inaugurato nel luglio del 1994. Sarà però il 25 marzo 1993, festa dell’Annunciazione del Signore, a segnare una data importante per la casa di Shënkoll. Per la prima volta, con un rito solenne, viene posto in maniera stabile Gesù in sacramento nel tabernacolo della cappella del Seminario dopo la S. Messa. Secondo la tradizione rogazionista, che risale al fondatore Padre Annibale, si deve considerare questo significativo evento liturgico l’inizio ufficiale della casa. Con Gesù Eucaristia, la comunità ha finalmente il suo centro ideale e operativo, la sorgente del suo dinamismo apostolico.
In giugno iniziamo ad ospitare nei locali della missione le consorelle Figlie del Divino Zelo che, intendendo aprire un’opera in Albania, hanno acquistato un appezzamento di terreno nel vicino villaggio di Pllane. Le suore, durante la costruzione della loro casa, resteranno a Shënkoll per un triennio diventando preziose collaboratrici nell’attività missionaria. In estate dello stesso anno parte l’esperienza dei campi annuali di lavoro e di animazione vocazionale, tuttora attivi, frequentati da giovani italiani e promossi dalle realtà rogazioniste d’Italia. I primi sono organizzati dall’ERA di Assisi. Inizia anche la presenza periodica, festività e periodo estivo, dei religiosi dello studentato rogazionista di Roma la cui collaborazione nella missione si rende particolarmente preziosa e significativa. Una delle più impegnative preoccupazioni dei primi tempi per P. Luigi, oltre alla distribuzione di aiuti di ogni genere alla popolazione e il sostegno delle famiglie in difficoltà, è stata quella di dotare i villaggi di luoghi di culto con la costruzione o la ricostruzione delle chiese. Non c’erano difatti ambienti per la celebrazione; il regime aveva distrutto o trasformato in magazzini, caserme o teatri quelle esistenti. Normalmente la messa veniva celebrata nei cimiteri e all’aperto sotto gli alberi, o nelle scuole. Non essendovi imprese edili, P. Luigi ha pensato bene di provvedervi in proprio e con l’aiuto di tecnici albanesi e volontari italiani. La missione si è trovata così ad avviare una vera e propria impresa con attrezzature e mezzi di trasporto. Mentre si procedeva alla costruzione delle chiese e di ambienti per la pastorale, si deve evidenziare che veniva provvidenzialmente offerto lavoro a decine di padri di famiglia. È così stata ristrutturate la chiesa di Shënkoll e sono sorte le chiese dei villaggi di Spiten, Pllana, Zejmen, Rrila, Tale, Barbulloj, Manatì, Grykmanati.
Sul fronte pastorale comincia a riprendere il proprio ritmo la vita parrocchiale con la messa quotidiana, l’amministrazione dei sacramenti, la celebrazione dell’anno liturgico, l’organizzazione della catechesi, la visita alle famiglie. Nasce nella parrocchia di Shënkoll, a cura di P. Vitale, il gruppo giovanile “I Lumi Annibale” che ha il merito di raccogliere, in quei primi tempi ancora confusi, la gioventù della zona particolarmente numerosa per la catechesi, attività liturgiche, artistiche e culturali. Un campo di apostolato proprio della missione diventa fin dall’inizio il carcere di Shënkoll dove sono rinchiuse centinaia di persone anche minori. Mensilmente si tiene in carcere la catechesi, viene celebrata la Messa, amministrati i sacramenti e vengono portati aiuti di prima necessità. La scuola vocazionale, sorta già dal 1992, diviene una caratteristica propria della nostra missione. Essa ha offerto negli anni un ambiente protetto di vita comune, di impegno scolastico, di attenzione alla catechesi, di lavoro, per numerosi ragazzi del territorio. Il tutto finalizzato a favorire il discernimento vocazionale per una possibile scelta di vita religiosa e sacerdotale. La situazione oggettiva del paese nell’immediato post-comunismo, le conseguenze nefaste ereditate dal regime, l’immaturità umana e religiosa della gioventù vissuta in ambiente ostile alla fede, hanno evidenziato come le prospettive vocazionali fossero nei primi anni quanto meno azzardate. La scuola tuttavia ha il merito di aver reso possibile una incisiva azione educativa umana e cristiana per centinaia di giovani che oggi si distinguono in Albania e all’estero. Su questi fronti diversi la missione di Shënkoll ha espresso in questi venti anni e continua ad esprimere oggi il suo impegno di solidarietà per gli ultimi e di evangelizzazione grazie al contributo di religiosi rogazionisti che si sono resi disponibili per la missione, di numerosi volontari di tutte le età e le provenienze, di organismi internazionali e di singoli benefattori.
Scritto da Piero Scregna e P. Giorgio Nalin