Il cuore malato di Fratel Luciano Levri, Marianista, che da 20 anni coordinava la missione della sua congregazione in Albania interessandosi in particolare per il riscatto della popolazione rom ha cessato di battere a Roma, ieri, 13 settembre, verso le ore 19.00. Il problema al cuore, rivelatosi prepotentemente qualche anno fa, era stata la causa del suo “provvisorio” rientro in Italia.
Nato nell’ottobre 1944 a Fiavé in provincia di Trento, Luciano si diploma al liceo classico ed entra nella congregazione marianista. Dopo la laurea in Filosofia alla Cattolica di Milano nel 1973, insegna filosofia a Pallanza finché, nel 1974, è chiamato in Calabria, a Condofuri, a reggere la missione locale.
In Calabria Luciano rimarrà per 21 anno fondando il Centro giovanile che lavora sui diritti delle persone. Il parlare schietto e senza paura unitamente al coraggio di denunciare le malefatte alla criminalità organizzata, gli alienano l’appoggio dei poteri “forti”, creando le premesse per l’attentato mafioso del 1991. Una bomba viene fatta esplodere nella notte del 24 agosto davanti al portone centrale del Centro giovanile parrocchiale “La nostra valle” di Condofuri Marina.Il fatto turba profondamente la popolazione e i giovani del Centro giovanile, oltre alla comunità marianista che da 21 anni lavora nella valle Amendolèa.
Fr. Luciano, successivamente, viene trasferito in Albania per avviare, insieme ad altri confratelli, la presenza marianista a Lezhe nel paese delle aquile.
L’incontro con i rom della città avvenne in occasione dell’alluvione del quartiere Skenderberg, abitato principalmente da rom egiziani. “Era il 2004 e a noi marianisti del centro giovanile di S. Maria, la Caritas propose di preparare i pasti per le famiglie rom che abitavano nelle baracche allagate e che erano attendate in una misera tendopoli – racconta Luciano riandando all’origine dell’iniziativa per i rom –. Da questo incontro è nata una conoscenza reciproca e un’amicizia cresciuta nel tempo. Invitati a frequentare il Centro giovanile, hanno iniziato a partecipare a tornei di calcio, a corsi di alfabetizzazione, agli allenamenti e a tutte le iniziative. L’impatto con i bambini e i ragazzi bianchi all’inizio è stato un po’ burrascoso: incomprensioni, baruffe, litigi, offese… poi, lentamente si è instaurato un clima di accettazione reciproca, di rispetto, mai però sfociato in amicizia”.
“Nel settembre 2004, per la prima volta, abbiamo iscritto 25 bambini rom alla prima classe elementare, nelle tre scuole statali di Lezhe: è stata una festa per tutto il quartiere. Vedere i loro figli con lo zainetto pieno di libri sulle spalle, tenendosi per mano andare a scuola, ha fatto inumidire gli occhi a genitori e nonni. All’inizio iscrivere i bambini rom alla scuola statale è stata una contrattazione continua: ogni direttore di scuola cercava di accettarne il meno possibile per paura che la scuola diventasse ‘La scuola dei rom’”, ricorda Luciano. (testimonianza raccolta da Graziano Riccadonna liberamente tratta da Vita Trentina del 22/05/2019).
Tutti a Lezhe conoscevano questo missionario marianista che da 20 anni, ormai, portava speranza, fede e gioia soprattutto alle famiglie della comunità rom egiziana. Ogni anno il centro “Santa Mara” è frequentato da 150-200 bambini rom che ricevono lezioni gratuite e un sostegno alimentare.
Come ha affermato Luciano in molte interviste, l’unica condizione per ammettere i bambini nel centro era che frequentassero le scuole pubbliche. Si può affermare che Luciano ha fatto in questi 20 anni per la comunità rom di Lezhe più di qualsiasi governo, più di qualsiasi istituzione statale.
Ecco la sua testimonianza che ha valore di testamento. Fa parte del discorso pronunciato nel 2016, quando gli fu conferito il Premio Filantropia.
“Sono fratello Luciano Levri, religioso marianista. Vi ringrazio per questo premio, soprattutto per i bambini della comunità rom della città di Lezha, che vogliono ottenere il diritto di andare a scuola. È un lavoro difficile, pieno di sconfitte e vittorie, dove ci vuole molta pazienza e voglia di non chiudere la porta a nessuno.
Quest’anno si sono iscritti 180 bambini rom alla scuola statale di Lezha, dalla prima elementare alla nona; 60 bambini in asili nido e scuole materne pubbliche; 25 giovani nel ginnasio statale e altri 8 frequentano gratuitamente il ginnasio dei rogazionisti; 5 ragazze rom hanno avviato gli studi universitari a Scutari.
L’esperienza di Lezha si è trasformata in un laboratorio di ospitalità, dove attraverso sfide e vittorie stiamo gradualmente imparando a vivere nella diversità. E la cosa più bella è che i bambini rom sono tutti musulmani, mentre io e il mio staff siamo tutti cattolici e viviamo molto bene rispettandoci l’un l’altro.
Credo che la chiave della nostra esperienza sia il forte legame, le relazioni, che abbiamo tra noi. Sì, i progetti sono importanti, il supporto finanziario pure … ma più importante è il rapporto che abbiamo costruito con i bambini rom e le loro famiglie. Ci sforziamo affinché il nostro rapporto sia uguale da entrambe le parti, ma non so se ci siamo riusciti. Dopo tanti anni di lavoro, abbiamo imparato una cosa molto importante: che il cambiamento è possibile attraverso due condizioni: se abbiamo un sogno e se non siamo soli a farlo … E il sogno è questo: che tutti i bambini rom di Lezha, al mattino, con lo zaino a tracolla, tenendosi per mano, possano andare a scuola e imparare ad essere persone libere e responsabili.
Vi invito tutti oggi a fare questo sogno. In una manifestazione a Recife, in Brasile, un grande striscione diceva: Quando una sola persona sogna, il sogno rimane un sogno; ma se lo stesso sogno siamo in molti a farlo, il sogno stesso è l’inizio di una realtà. Siamo sicuri che anche Dio sogna con noi. Grazie.”
Grazie Luciano! Riposa in pace.
I rogazionisti di Shenkoll
Riportiamo un video, risalente al 2012, che racconta la missione marianista a Lezhe e in particolare l’attività intrapresa da Luciano con i bambini Rom e le loro famiglie.