C’è in Albania un famoso santuario dedicato a Sant’Antonio di Padova (Kisha e Shen Ndout), che ha contribuito a fare la storia del cristianesimo del Paese delle Aquile. Si trova su di una altura, di circa 500 mt., alle spalle del territorio di Laç, piccola cittadina a sud di Lezhë. Fonda le sue origini da una presenza francescana risalente al 14° secolo, succeduta ad un precedente insediamento benedettino. Il culto a Sant’Antonio cominciò a diffondersi già nel 1500. La piccola chiesa, ivi costruita e officiata dai francescani, è diventata uno straordinario centro di culto frequentato non solo dai cristiani, ma anche dai musulmani. È noto che in Albania, indipendentemente dal proprio credo religioso, chi emette un giuramento, giura quasi sempre, su sant’Antonio di Laç.
Nel 1967 il dittatore comunista, Enver Hoxha, ordinava la distruzione o trasformazione di tutti i luoghi di culto in Albania, a qualsiasi religione appartenessero o la loro trasformazione in locali ad uso del partito o dello stato. La chiesa di sant’Antonio sarebbe dovuta diventare una caserma, ma secondo la leggenda raccontata dalla gente del luogo, i soldati che vi furono inviati si addormentavano alla sera all’interno nelle sue navate e, al mattino si ritrovavano inspiegabilmente fuori all’aperto ai piedi della montagna. Segno evidente, commentava la gente, che il Santo non li accoglieva nella sua casa. Fu quindi deciso, dalle autorità pubbliche (per impedire i continui pellegrinaggi), di distruggere la chiesa che fu fatta saltare. Non rimasero che ruderi e pietre. Ma quelle pietre hanno continuato ad essere meta di pellegrinaggi, diventando il simbolo della resistenza del popolo ai soprusi del partito. In quelle pietre il popolo ha continuato a vedere la sua chiesa, il suo sant’Antonio, e veniva in silenzio e segretamente a pregare. Anzi, il 13 giugno di ogni anno si verificava una vera e propria sfida al potere: si fronteggiavano la dittatura e la folla che, silenziosa saliva al santuario o, meglio, a ciò che restava di esso. Erano migliaia le persone che, provenienti da tutta l’Albania, non si curavano dei divieti e dei controlli della polizia segreta, la «Sigurimi». Con il dissolversi del regime, grazie a Dio, all’inizio degli anni novanta del secolo scorso, fu ripreso il culto pubblico e fu costruita sul sito antico una piccola chiesa, in attesa di edificare, come è desiderio di tutti, un grande santuario capace di accogliere i numerosissimi fedeli che, soprattutto nel mese di giugno, si recano in pellegrinaggio sulla collina di Laç. Durante tutto l’anno da ogni parte del paese salgono verso la chiesa centinaia di persone di ogni credo religioso; tuttavia il 12 e il 13 giugno, e la notte fra i due giorni, è un fiume in piena: centinaia di migliaia di persone si ritrovano in un partecipato, devoto, anche se chiassoso pellegrinaggio. Veramente Sant’Antonio è il santo di tutto il mondo.