L’Albania al Congresso Europeo delle Vocazioni.

Dall’1 al 4 luglio 2013 si è svolto a Roma l’annuale Congresso europeo delle vocazioni dal titolo “Il presbitero, testimone gioioso di una fecondità vocazionale” . Il Congresso è organizzato dell’European Vocations Service (EVS), che è la Commissione per le vocazioni sacerdotali del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa.

 

Hanno partecipato 67 delegati in rappresentanza di 21 Conferenze Episcopali d’Europa (Albania, Austria, Belgio, Bosnia Erzegovina, Croazia, Francia, Germania, Inghilterra e Galles, Irlanda, Irlanda del Nord, Italia, Lettonia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Ucraina, Ungheria), e da altri rappresentanti degli USA e del Canada.

Nella terza sessione di lavoro sono state condivise alcune esperienze di pastorale vocazionale. Per l’Albania Don Roberto Ferranti (Direttore del CNV della Conferenza Episcopale Albanese), ha raccontato “i primi passi del Servizio Nazionale Vocazioni albanese”. In un contesto in cui le ideologie del regime sono diventate vecchie e sorpassate, la chiesa con la testimonianza dei martiri si presenta giovane e viva. Ecco il testo del suo intervento.

Ringrazio davvero di cuore della possibilità di poter testimoniare e raccontare il cammino che stiamo vivendo nella chiesa in Albania…è un cammino semplice, non posso raccontarvi grandi cose…è un cammino lungo e siamo solo agli inizi…è un cammino in cui ancora pochi si lasciano coinvolgere, ma è un cammino che ha il sapore della “risurrezione”.

Tre anni fa, durante le celebrazioni anniversarie per la riapertura del Seminario Pontificio di Scutari, il prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ebbe a dire una frase che penso possa servire a tutti noi per capire il cammino che stiamo vivendo in Albania; guardando i giovani seminaristi (poco più di una ventina tra Albania, Kosovo e Montenegro) e i giovani religiosi e religiose in formazione che avevano appena rappresentato un piccolo recital che raccontava i processi e le condanne a morte di alcuni dei nostri martiri, il Cardinale ebbe a dire: “é proprio vero che le ideologie diventano vecchie e muoiono, mentre la Chiesa resta sempre giovane!”…e aveva ragione. Il cammino vocazionale che alcuni giovani con fatica in questi anni hanno intrapreso è proprio segno di questa vitalità della chiesa, che non conosce persecuzioni e annientamenti. Il dittatore Henver Hoxha aveva dichiarato nel 1967 l’Albania “il primo paese ateo del mondo” dando vita a un regime tra i più crudi nella persecuzione religiosa (un regime che il Beat o Giovanni Paolo II ha definito una cosa che la storia non aveva ancora conosciuto), un regime caduto agli inizi degli anni ’90…ma la sua ideologia è invecchiata presto…e nonostante le decine di preti, religiosi e laici uccisi non è riuscito cancellare la vitalità della Chiesa che ha cercato di riprendere il cammino con la generosità di chi ha il coraggio di dire SI al Signore della vita. Il nostro cammino è accompagnato dalla testimonianza dei martiri per i quali è in corso il processo di beatificazione, missionari stranieri e religiosi locali che hanno pagato la loro scelta vocazionale con la vita. A loro guardiamo nell’intraprendere le nostre scelte nell’oggi…diventano loro il modello del SI che la chiesa propone nei cammini vocazionali…loro che sono morti fucilati gridando “W Cristo Re!” per rifiutare ogni altra signoria sulla nostra vita che non sia quella del Signore.

Se da un lato forte è la carica che viene da questa recente storia di martiro terminata negli anni ’90, dall’altro, notevoli sono le difficoltà che si incontrano nei cammini vocazionali che si trovano ad avere a che fare con “un uomo da ricostruire”; la vera povertà dell’Albania è proprio il dover ricostruire sulle ferite che il regime ha lasciato nel DNA delle persone:

–       forte è la mancanza di fiducia nell’altro che era sempre concepito nel regime come il tuo avversario…

–       forte è la mancanza di sincerità, durante il regime tutti mentivano per sopravvivere…

–       forte è il nazionalismo che a volte con fatica fa accogliere colui che viene “da fuori”…

–       ancora un pò difficile è che un giovane lasci la famiglia per consacrarsi nel celibato al Signore, perchè il sangue, la famiglia, sono considerati sacri nella mentalità comune…

Tutto questo però non scoraggia ma motiva nel percorso di risurrezione intrapreso in questi anni di lavoro; lavoro svolto con passione dai tanti missionari che si sono alternati e che tutt’ora vivono in Albania e che sono affiancati dalla presenza dei primi sacerdoti e religiosi e religiose albanesi formati in questi primi vent’anni.

Il Centro Nazionale per le Vocazioni (QKTH) di cui sono il direttore, è l’ultimo nato in Albania, solo tre anni fa e lavora in collaborazione con il Seminario Interdiocesano di Scutari e si affianca al lavoro delle singole diocesi, che stanno dando forma ad alcune iniziative in ambito di formazione vocazionale. Non possiamo parlare di una pastorale strutturata ed efficiente, possiamo parlare di piccoli tentativi, nati attorno alla passione di alcuni sacerdoti e religiosi/e, che hanno dato dei frutti e stanno diventando piccoli modelli a cui ispirare i progetti pastorali.

Essenzialmente possiamo riassumere queste iniziative attorno a un modello semplice che, dal mio punto di vista è fondamentale per la debolezza del contesto in cui viviamo; si può dire che la pastorale vocazionale sta scegliendo la formazione e l’attenzione alle singole persone. Le iniziative di cui vi posso parlare, sono delle piccole comunità, dove gli adolescenti imparano a vivere, pregare e stare insieme; in alcune diocesi sono comunità residenziali, in altre sono spazi dove gli adolescenti possono andare sapendo che incontrano un prete o una suora con i quali parlare e pregare. È questa attenzione al singolo la chiave di volta per il futuro! Se una persona non cresce, non cambia radicalmente dentro, non avrà mai la forza di affrontare e superare quelle debolezze culturali di cui parlavo prima. Non possiamo perciò parlare di un movimento di massa….ma di piccoli passi che possono portare alla costruzione di “un uomo nuovo”, non nell’accezione che l’ideologia del regime proponeva, ma nella logica del Vangelo, cioè un uomo libero e capace di scegliere per quello che vale di più!

Io stesso, nella diocesi dove opero, alcuni anni fa ho ricevuto dal vescovo un mandato non per un servizio pastorale (di cui ci sarebbe necessariamente bisogno dal momento che siamo solo in 9 sacerdoti e non abbiamo ancora la forza di garantire la celebrazione eucaristica in tutte le comunità la Domenica) ma per un servizio di animazione vocazionale. Ho proposto con titubanza la “direzione spirituale” cioè la mia presenza per parlare…per pregare…sapendo che la mia casa è aperta ad alcuni orari in cui liberamente i ragazzi possono venire e mi trovano lì solo per questo…; con meraviglia più dieci giovani hanno fatto il passo di venire e di scoprire se stessi e di imparare a progettare il futuro. Ripeto, non parlo di numeri grandi, ma di piccoli passi! Da questi dialoghi nasce la possibilità di una riposta personale convinta…e in questi anni tre giovani hanno intrapreso il cammino al Seminario Nazionale e 4 giovani in istituti religiosi femminili! Cosi come non posso dimenticare alcuni giovani che hanno scelto un percorso universitario motivato da scelte di vita e non dal caso dell’assegnazione dei posti…

Proprio per favorire questa crescita, che nasce da un confronto personale con la Parola di Gesù, da un anno e mezzo il QKTH cura la pubblicazione di un messalino con la liturgia del giorno e una meditazione che riusciamo a realizzare grazie a una gratuita collaborazione delle Edizione Dehoniane di Bologna di fr. Micael David, osb. Oltre al fatto che non esiste materiale in lingua albanese, questo semplice strumento permette a tutti quelli che non possono avere la celebrazione quotidiana dell’Eucarestia (e sono la maggioranza) di potersi confrontare ogni giorno con una Parola “diversa” e capace di dare significato alla vita. Abbiamo ancora molta strada per poter dare forza a questo strumento, ma ci proviamo e ci crediamo. Cosi come ci stiamo impegnando alla traduzione di alcuni sussidi e strumenti per la formazione a livello spirituale e umano…non abbiamo strumenti…e tutto spesso è vincolato alla conoscenza di una lingua straniera, come l’italiano, per poter accedere a dei materiali che aiutano la crescita personale. Vi basti pensare che risale a solo un anno fa la pubblicazione del breviario volume unico in lingua albanese!

E’ un cammino di formazione ancora lungo che stiamo affrontando, cercando di puntare sull’essenziale…non sul fare apparire grandi cose, ma sul dare contenuto a quel poco che c’è! E’ un cammino che ha bisogno di educatori…e l’Albania, per quanto è vicino all’Italia, ha ancora tanto bisogno di missionari che con dedizione e pazienza scelgono questo pezzo della vecchia Europa come paziente campo di apostolato!

Mi piace raccontare un episodio personale che denota una crescita umana importante; forse non è un cammino vocazionale in senso stretto, ma ha un suo valore. Mi ha colpito piacere quello che mi ha detto Ardjan, un giovane mussulmano che è cresciuto con noi alla missione, viene sempre a messa, prega….ha imparato a fare la Lectio Divina, ma non può ricevere il Battesimo anche se maggiorenne perchè la famiglia non lo condivide. Ardjan studia all’università e io un po lo aiuto. Qualche mese fa mi ha detto: “don, ho trovato un piccolo lavoro e volevo dirti se i 50 euro che mi davi per la scuola li puoi dare a qualcun altro che forse ha più bisogno di me”; mi ha spiazzato…perchè sono convinto che Ardjan ha incontrato Gesù e ha imparato a condividere e non a approfittare. Mi ha riempito il cuore questa sua scelta…e anche lui è felice. Basta poco…dobbiamo incontrare Gesù e allora nasce la vita nuova, quella della Risurrezione!

Vorrei concludere queste semplice testimonianza di un cammino che sta iniziando con le parole di un albanese doc, la Beata Madre Teresa di Calcutta che nel 1979 affermava: “so solo una cosa: prego per l’Albania, perchè se vogliono crescere dovrebbero amarsi gli uni gli altri…che la Chiesa d’Albania sta per vivere l’esperienza del Venerdì Santo, ma la nostra Fede ci insegna che la vita del Cristo non termina il Venerdì Santo ma con la Risurrezione. Il nostro popolo albanese deve credere fermamente in questo. È il segreto della pazienza cristiana...”…..e noi lavoriamo con pazienza per questa vita di risurrezione. Grazie…