I presepi di Shënkoll quest’anno hanno come caratteristica comune: le campane. Gesù, che secondo i racconti evangelici, nasce in una stalla “al freddo e al gelo” di alfonsiana memoria, nasce invece a Shënkoll o, per lo meno, si manifesta in una campana e/o attorno alle campane.
Abbiamo voluto con questa scelta evidenziare una caratteristica dei borghi albanesi che si identificano come cristiani proprio dai campanili che svettano sulle case.
La campana poi, che nella tradizione cristiana chiama a raccolta i fedeli per le celebrazioni e ricorda i momenti della preghiera mariana del giorno, è un eloquente simbolo del Verbo che è Parola pronunziata perchè si diffonda “a tempo opportuno e inopportuno”. Diventa segno della Buona Novella che è Gesù stesso venuto nel mondo.
Alla campana, che rappresenta il Vangelo, che è Gesù, che si diffonde, si accostano altre campane minori. Sono, e vogliono essere, il nostro contributo all’evangelizzazione, “sonoro” non tanto in parole (per quanto sappiamo farlo), quanto in scelte, comportamenti, solidarietà con i poveri. Possono essere interpretate tuttavia, anche come le “campane” del mondo con le loro vanità e con i loro vuoti e ingannevoli richiami.
Importante infine che la campana, ove “riposa” Gesù nella chiesa di Shënkoll, è proprio quella del villaggio che durante il regime è stata sotterrata dai fedeli per non cadere in mani profane e recuperata, anche se lesionata, con il ritorno della libertà di manifestazione della fede. Le altre provengono dai villaggi vicini e hanno subito la stessa sorte.
Si tratta ora, sia per la campana materiale, sia per quella simbolica (che siamo noi), rifonderla, per essere vera e autentica espressione di fede nel nostro tempo.
Un buon e squillante Natale a tutti. (GN)