Sono rientrato in Albania dopo alcuni giorni di assenza. Ero partito in aereo la sera del 25 novembre, anche se con qualche difficoltà per il contemporaneo sciopero dei controllori di volo in Italia, e mai avrei potuto immaginare che la notte successiva, il 26 novembre, ci sarebbe stato l’evento del pauroso terremoto che ha sconvolto il centro dell’Albania. Non sapevo se sentirmi fortunato per la successione degli accadimenti che mi ha risparmiato l’esperienza diretta del sisma.

La preoccupazione per i confratelli nella missione che, come subito hanno comunicato – in voce e per immagini – erano, per grazia di Dio, rimasti illesi, anche se notevolmente impauriti, mi aveva rassicurato a Bari dove mi ero recato.  Le successive notizie di vittime in diverse zone del Paese, soprattutto intorno a Durazzo, – che gli organi di informazione continuavano a diffondere,- i numerosi feriti, le migliaia di persone rimaste senza casa, l’accorrere dei VV del Fuoco italiani e di altri Paesi, destarono evidente partecipazione. La notizia che gravi danni avevano subito (come Progetto Albania in altri servizi ha documentato) anche le nostre strutture mi faceva rimanere nell’inquietudine. Il rientro in Albania si presentava carico di apprensione. Nella notte sulla nave che mi conduceva a Durazzo, mi è venuta nella mente l’esperienza di padre Annibale – da lui raccontata – quando, essendosi trovato a Roma lontano dai suoi durante il molto più disastroso terremoto di Messina del 1908, si era imbarcato nel tentativo di raggiungere la città per confortare e partecipare al dolore e allo smarrimento dei suoi figli e figlie (nell’evento morirono sotto le macerie 13 suore FDZ) dove, per altro, data la situazione di quasi totale distruzione, gli fu impedito di sbarcare.  Evidentemente ben poco accomuna l’esperienza del Fondatore, solo la coincidenza di trovarsi lontano per l’evento drammatico di un terremoto dai luoghi dove ordinariamente si vive, e del quale si ha notizia da assenti: oggi con tutta la documentazione in voce, in immagini e in video che i media dispongono, allora con le notizie che arrivavano con i mezzi possibili. L’angoscia del Fondatore, ancorata nella Divina Provvidenza, per le poche e frammentarie notizie ricevute e con il cuore di autentico Padre, ben si discosta dalla mia superficiale esperienza.

Lo sbarco a Durazzo è stato tranquillo e la città, al mio sguardo, era la solita, immersa nel traffico cittadino sempre sostenuto. I grattacieli, cresciuti come funghi negli ultimi anni, erano tutti al loro posto. Le rovine, mi hanno spiegato, erano nelle zone periferiche a sud della città dove l’edilizia era di antica data e in alcune zone interne.

Raggiunto Shënkoll, ho potuto constatare i danni provocati ad una costruzione di una trentina di anni fa rimediata su una struttura precedente. Come già riferito, le lesioni più significative si riscontrano in gran parte nella congiunzione tra l’edificio preesistente e quello nuovo. Valutazioni tecniche puntuali decideranno il da farsi. Intanto la vita della missione continua, con l’aiuto del Signore e l’intercessione del Santo Fondatore, con preoccupazioni in più: persone e famiglie da soccorrere e la struttura da rimettere in ordine. Confidiamo nella Provvidenza. P. Giorgio Nalin